Coniugare l'attività clinica con quella della formazione e della ricerca è per me una grande opportunità in quanto mi consente di confrontarmi costantemente con i più recenti sviluppi della ricerca e della letteratura, nonché con colleghi e con persone in formazione.
Le posizioni espresse in ambito internazionale, ad esempio nel Bergin and Garfield's Handbook of Psychotherapy and Behavior Change (2013), in cui è evidenziata la necessità di creare un maggior dialogo tra i clinici e i ricercatori, in modo che gli uni possano far tesoro dei riscontri degli altri, mi trovano del tutto d'accordo.
La ricerca, che ritengo debba basarsi su una forte solidità scientifica e, allo stesso tempo, debba far tesoro della ricchezza dell'intuito e della creatività, mi dà modo di aggiornare costantemente le mie conoscenze, di accrescere le mie competenze, di operare scelte che tengano conto dei più recenti contributi teorico-metodologici della comunità scientifica internazionale, di mettere in discussione e verificare ogni giorno i modelli e le tecniche cui faccio riferimento.
Altrettanta solidità scientifica è richiesta nella formazione, un'arte che non può essere improvvisata né lasciata al caso. Addestrarsi costantemente, apprendere sempre nuove strategie di insegnamento è essenziale per realizzare esperienze interattive, profonde, multidimensionali e multimodali attraverso cui è possibile rendere l'apprendimento un processo naturale e permanente.
Ogni lezione per me è un viaggio alla scoperta dell'altro e della ricchezza del gruppo, in cui più i docenti e i discenti hanno la capacità e la volontà di mettersi in gioco più hanno la possibilità di sviluppare conoscenze (sapere), competenze (saper fare) e atteggiamenti (saper essere).