Quando l’arte parla al cuore e sprona alla responsabilità
L’arte ha il potere di smuovere la coscienza, di farci sentire ciò che spesso ignoriamo. Ci sono opere, in particolare, che non si limitano a mostrarsi, ma ci parlano, ci interrogano e ci chiamano all’azione: “Ricordati di noi” è una di queste.
L’opera è di Roberta Maola, un’artista capace di lasciare un segno netto nel panorama contemporaneo.
Ma Roberta è anche molto di più: una donna forte, determinata, caparbia, ironica e, sì, anche rompiscatole, come solo le donne schiette sanno essere.
Di recente mi ha fatto un dono prezioso, raccontandomi di aver pensato a me e alle mie attività mentre la realizzava.
La desideravo da tempo, aspettavo che dalla sua matita uscisse quella giusta per me. Finalmente eccola. E non potevo farmela scappare.
Un’opera che, nella sua essenzialità, racconta tutto. Racconta la povertà umana del nostro tempo e la necessità — urgente — di farcene carico. Racconta di me come donna e come cittadina del mondo, chiamata a rispondere a questo imperativo. E racconta di me anche come psicoterapeuta: chiunque abbia varcato la soglia del mio studio sa quanto per me sia importante lavorare, sia nei percorsi di psicoterapia individuale che di terapia di gruppo, non solo sulle ferite personali, ma anche sul nostro essere parte di una comunità di cui tutti siamo responsabili.
La sofferenza di ogni essere umano dipende da ogni essere umano.
La felicità di ogni essere umano dipende da ogni essere umano.
Siamo nodi di un’unica grande rete, la Comunità globale. Se questa rete sarà solida o piena di buchi dipende — profondamente e inevitabilmente — da ciascuno di noi.
L'opera - "Ricordati di noi"
“Ricordati di noi” [dal video di Ahmed Younis] 2025 di @RobertaMaola Matita su carta 33/48 cm.
Un fazzoletto con un nodo.
Un simbolo semplice e antico: non dimenticare.
Su quel fazzoletto è impresso un fotogramma.
Viene dal video di Ahmed Younis, quello in cui un bambino di circa dieci anni fugge dai bombardamenti su Gaza con la sorellina di un anno sulle spalle.
Lui piange, urla, guarda avanti. Lei guarda verso di noi — o meglio, verso la macchina da presa, verso chi guarda e resta fermo.
Uno sguardo che chiede conto.
Che chiama in causa la coscienza di chi quelle atrocità le ha compiute, e di chi le ha rese possibili con il silenzio, con la distanza, con l’indifferenza.
Questo disegno non vuole aggiungere un’altra immagine al flusso infinito di immagini.
Vuole fermarlo.
Vuole ricordarci che la memoria non è solo ricordare dei fatti, ma sentirli nella coscienza.
Che ogni volta che scorriamo distrattamente un dolore, qualcosa in noi si anestetizza.
“Ricordati di noi” è un invito a restare sensibili, a non lasciar cadere tutto nell’oblio veloce dei social, a fare del ricordo un atto di responsabilità.
L’opera è stata pubblicata sul catalogo online della mostra Free Free Palestine, artisti per Gaza curata da Roberto Gramiccia presso gli spazi espositivi di ASP TraLeVolte Porta di San Giovanni Roma.
